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Corruzione a Venezia
16.07.2024 - 15:58
Luigi Brugnaro e il suo assessore Boraso
Venezia. A dieci anni dall'ormai tristemente famoso scandalo del Mose, Venezia è nuovamente travolta da una tempesta politico-giudiziaria che interessa i vertici della pubblica amministrazione e rinomati imprenditori del territorio. Il motivo? Sempre questioni legate alla corruzione, affari per milioni di euro che fanno gola a molti ricchi imprenditori con le mani nella "Città dell'amore". Nella mattinata di oggi, 16 luglio, un'imponente operazione condotta dalla Guardia di Finanza ha scosso profondamente la giunta del Comune di Venezia, dando luogo a una serie di arresti, indagini e inchieste che coinvolgono, tra gli altri, anche il sindaco Luigi Brugnaro e una nutrita élite di imprenditori.
Il sindaco Brugnaro sarebbe infatti indagato nell'ambito di un'inchiesta che ha già portato all'arresto di Renato Boraso, assessore alla Mobilità, insieme ad altri amministratori e funzionari pubblici. Il procuratore capo Bruno Cherchi ha spiegato che l'avviso di garanzia al sindaco è stato emesso "a sua tutela" in merito a proprietà gestite tramite blind trust.
Il Centrodestra continua ad essere nell'occhio del ciclone per vicende legate alla parola corruzione: dopo la questione Toti in Liguria, ora lo scandalo scoppia nel capoluogo di regione Veneto. La Guardia di Finanza ha perquisito la sede del Comune a Ca' Farsetti e ha coinvolto 18 indagati, tra cui sette agli arresti domiciliari e due in custodia cautelare in carcere. Tra gli arrestati, oltre a Boraso, figura l'imprenditore edile Fabrizio Ormenese. Sono stati disposti sequestri preventivi per due milioni di euro, con l'ipotesi di reati contro la pubblica amministrazione, inclusa la corruzione.
Oltre a Boraso, l'inchiesta tocca figure di spicco come Giovanni Seno, direttore generale dell'Actv (azienda di trasporto pubblico veneziano), Fabio Cacco, responsabile del settore appalti del Comune, Alessandro Cattarossi, direttore del Casinò di Venezia.Tra gli indagati c'è anche Luis Lotti, manager del magnate singaporiano Ching Chiat Kwong, che nel 2018 acquistò dal Comune Palazzo Poerio Papadopoli, un edificio cinquecentesco ora al centro delle indagini e che era già stato oggetto di un servizio da parte della trasmissione Report Rai Tre, oltre che di una importante mobilitazione cittadina in cui si denunciava una situazione di possibile conflitto d'interessi per Luigi Brugnaro: da un lato sembrava trattare da imprenditore la vendita e la valorizzazione dei suoi terreni, e dall'altro, in qualità di sindaco, sembrava assicurarsi di poter gestire tutte le autorizzazioni per la buona riuscita dell’operazione.
L'inchiesta della Procura di Venezia avrebbe svelato una rete di corruzione con al centro l'assessore Renato Boraso. Secondo gli inquirenti, Boraso avrebbe usato la sua posizione per influenzare funzionari pubblici e ottenere favori in cambio di tangenti. Le indagini avrebbero rivelato l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, mascherate da consulenze fittizie.
Tra gli episodi chiave, Boraso avrebbe agevolato la vendita di Palazzo Papadopoli al magnate singaporiano Ching Chiat Kwong per un prezzo inferiore al valore di mercato. Inoltre, avrebbe favorito l'imprenditore Nievo Benetazzo nella realizzazione di un parcheggio all'aeroporto Marco Polo di Venezia tramite modifiche al piano regolatore.
La rete di corruzione coinvolgerebbe anche vari funzionari del Comune e delle partecipate pubbliche, tra cui Giovanni Seno dell'Actv e Fabio Cacco del settore appalti del Comune, dimostrando l'estensione della rete di complicità.
L'assessore Boraso è accusato di aver emesso fatture per operazioni inesistenti coperte da finte attività di consulenza, continuando le sue attività illecite fino al 2024, nonostante fosse stato avvertito delle indagini. La Procura sosterrebbe che Boraso abbia ottenuto decine di migliaia di euro in consulenze fittizie in cambio di favori, come la svendita del Palazzo Papadopoli per un prezzo inferiore al suo valore reale.
Il sindaco Brugnaro si è dichiarato sorpreso e ha ribadito la sua integrità, affermando di aver sempre agito nell'interesse della comunità e di essere pronto a collaborare con la magistratura per chiarire ogni accusa. Ha inoltre negato qualsiasi illecito riguardante l'area dei Pili, un terreno di sua proprietà, e la vendita di Palazzo Papadopoli.
L'inchiesta della Procura su presunti reati contro la pubblica amministrazione ha portato a un terremoto politico a Venezia, con ripercussioni che potrebbero segnare un punto di svolta nella gestione amministrativa della città. Con ulteriori indagini in corso, resta da vedere come si evolverà la situazione e quali saranno le conseguenze per i protagonisti coinvolti.
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