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Il dato
08.10.2025 - 11:36
Immagine di repertorio
L’estate del 2025 lascia alle spalle un bilancio tragico in tema di sicurezza sul lavoro: 681 persone morte nei primi otto mesi dell’anno. Una cifra che parla di vite spezzate, famiglie colpite e una questione centrale che sembra spesso ignorata: la prevenzione.
Secondo l’analisi condotta dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega, 493 decessi sono avvenuti durante l’orario di lavoro, mentre 188 in itinere—nel tragitto da casa al luogo di lavoro. Rispetto allo stesso periodo del 2024, si registra una lieve diminuzione nelle morti “in occasione di lavoro” (‑14), ma un aumento nei casi in itinere (+15). Un segnale che, purtroppo, indica come i rischi siano ovunque, anche fuori dal cantiere.
Diverse regioni registrano tassi di mortalità ben sopra la media nazionale di 20,6 decessi per milione di lavoratori. In zona rossa (indice > 125 %) figurano Basilicata, Umbria, Campania, Sicilia e Calabria. Il Veneto, invece, si colloca in zona arancione, insieme ad altre aree come Liguria, Toscana e Puglia.
Numeri regionali dimostrano la gravità del fenomeno: la Lombardia resta in testa con 68 morti “in occasione di lavoro”, seguita da Veneto (53), Campania (49) e Sicilia (41). Nelle denunce totali di infortunio, domina il settore manifatturiero, ma è il comparto Costruzioni a rimanere il più insidioso in termini mortali, con almeno 78 vittime.
L’età non è un fattore neutrale. L’Osservatorio rileva che la mortalità più alta per milione di occupati riguarda gli ultrasessantacinquenni (66,5), seguiti dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni (31,5). In termini assoluti, però, la fascia 55‑64 è quella che registra il maggior numero di decessi (168 su 493 morti in occasione di lavoro).
Anche il profilo del genere e della nazionalità mostra differenze marcate. Sono 58 le donne decedute nei primi otto mesi del 2025 (28 “in occasione”, 30 in itinere). Ma il dato più allarmante riguarda i lavoratori stranieri: su 681 vittime complessive, 148 erano stranieri, con un rischio stimato più che doppio rispetto agli italiani (43 morti per milione contro 18).
Il lunedì emerge come il giorno più critico della settimana per gli incidenti mortali (23,7 % del totale), seguito da venerdì (20,3 %) e giovedì (16,4 %). Questo suggerisce che il desiderio di concludere la settimana o la stanchezza accumulata possa influenzare la sicurezza.
Se da un lato le denunce totali passano da 386.554 a 384.007 (‑0,7 %), dall’altro la diminuzione è modesta, forse insufficiente a riflettere una reale riduzione degli incidenti. Nel 2025 rimangono fortemente colpiti i settori: Manifatture (45.565 denunce), Costruzioni (24.595), Sanità (23.929), Commercio (21.839) e Trasporti/Magazzinaggio (21.625).
I dati parlano con chiarezza: la sicurezza non può più essere trascurata. Non basta mantenere la stabilità nei numeri rispetto all’anno precedente: ogni vita persa è un fallimento. Serve un cambiamento profondo: formazione costante, controlli più incisivi, cultura della prevenzione e una maggiore tutela per chi è più fragile — over 65, lavoratori stranieri, chi opera nei cantieri.
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