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Emergenza Idraulica. Alta Padovana 3/4
25.05.2025 - 12:55
L'emergenza idraulica al centro dell'agenda: è questo che chiedono le categorie agricole. «Ormai gli eventi estremi non sono più l’eccezione ma la regola», osserva Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova, «e anche territori come il Cittadellese e l’Alta padovana, nonostante la presenza di una fitta rete di irrigazione e di una risorsa come il Brenta, non sono immuni da questa emergenza. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad allagamenti, in seguito a piogge intense e concentrate in poche ore, in zone dove non si erano mai registrati prima. Anche aree che storicamente non erano percepite come a rischio idraulico si sono trovate letteralmente con l’acqua alla gola e in questi casi i primi a rimetterci sono proprio gli agricoltori che si trovano campi allagati, ma anche stalle e allevamenti danneggiati». Che fare? «Garantire un deflusso dell’acqua quando ne arriva in abbondanza e trattenerla quando scarseggia. Da qui l’urgenza, più volte sottolineata, di portare a termine il piano invasi per assicurare la disponibilità idrica e prevenire gli effetti dei cambiamenti climatici. Con l’Anbi, l’associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato su tutto il territorio nazionale un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo per portare dall’attuale 11% al 50% la quantità di acqua raccolta e messa a disposizione non solo dell’agricoltura ma dell’intera collettività. I laghetti si integrerebbero perfettamente con il paesaggio e verrebbero utilizzati anche per produrre energia rinnovabile».
Mettere a bilancio i fondi del Pnrr non utilizzati - miliardi di euro - per una generale riqualificazione idrogeologica della provincia: Cia Padova sottoporrà tale misura alle autorità competenti al fine di realizzare tutte quelle opere idrauliche necessarie, ma ancora sulla carta. «La parola chiave per centrare una reale sicurezza idraulica è prevenzione», sottolinea il presidente Luca Trivellato, «ovvero, la costruzione di bacini di laminazione in grado di trattenere l’acqua quando si verificano eventi meteo estremi, per poi rilasciarla gradualmente nei periodi maggiormente siccitosi». Attualmente la provincia e il Comune di Padova detengono il triste primato della più alta percentuale di suolo consumato, con, rispettivamente, il 18,69% e il 49,76% di superficie cementificata, cioè perduta in maniera irreversibile. «Si tratta di valori allarmanti, rispetto ai quali la politica è tenuta a porre un freno», conclude la Cia. (Silvia Bergamin)
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