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SICUREZZA URBANA. Conselvano 3/4
14.07.2025 - 10:46
La psicologa Serena Banzato
Gli episodi di vandalismo minorile diventano un mezzo per affermare, nel modo sbagliato, la propria identità. “C’è bisogno di una comunità educante che sappia riconoscere i segnali di malessere dei ragazzi”
Serena Banzato ha lavorato per tanti anni come educatrice e operatrice di strada, è stata a contatto, nel Conselvano e non solo, con adolescenti e giovani a rischio. Da psicologa le abbiamo chiesto un’analisi sulle difficoltà delle nuove generazioni, sul rischio di scivolare dalle bravate all’illegalità, di perdersi nel mondo della droga, una presenza concreta anche in questo territorio.
“Anzitutto è necessario riconoscere per tempo i “segnali bianchi” che indicano un certo malessere - spiega - a partire dai bambini. Li definiamo segnali “bianchi” prima che diventino acuti e portino a problemi più gravi. E qui le famiglie e la scuola giocano un ruolo fondamentale, ma servono gli strumenti adatti per riconoscere, ad esempio, un ragazzino che non riesce a gestire la gelosia, la solitudine, la musica che ascolta, il rapporto con il cibo e l’alimentazione. Sono tanti campanelli d’allarme che richiedono attenzione”.
A scuola, poi, ricorda l’esperta, le classi sono sempre più multietniche, questa è una risorsa ma può rappresentare anche un problema, se questo incontro fra culture non viene ben gestito. “Parliamo spesso di integrazione ma il cammino è ancora lungo. I ragazzi, poi, hanno bisogno di esempi positivi, invece andiamo avanti a feedback negativi. Purtroppo non fanno notizia i tanti giovani impegnati nello sport o nel volontariato, la maggioranza che conduce una vita serena e ricca di relazioni e successi. Balzano subito all’occhio invece i vandali, chi porta un coltello a scuola, il bullo, il violento.
Tutti hanno bisogno di sentirsi speciali e il vandalismo è un modo negativo per dire ‘io esisto’. Nei casi più difficili, la criminalità diventa il mezzo per diventare ‘famosi’. Ma sono altri i modelli di cui hanno bisogno i nostri giovani, per questo c’è bisogno di esempi concreti di civiltà, di rispetto, di scelte di vita coerenti.
Prima che un ragazzo cada in certi tunnel - prosegue Banzato - si dovrebbe attivare una reale comunità educante, ma c’è da lavorare anche sugli adulti e tutto è più complesso, non si crede nei percorsi psicologici e tutto è più faticoso e complesso”.
Rivolgersi agli adolescenti e ai giovani è sempre più impegnativo e va garantita anche la loro libertà. Ma questo implica una responsabilità da parte degli adulti: “I ragazzi sono le nostre forze nuove - conclude la psicologa - e io credo tantissimo nelle loro energie e potenzialità. Va rispettata la loro libertà ma allo stesso tempo dobbiamo esserci, la nostra presenza di adulti non può mancare, così come il nostro esempio. Ma per farlo dobbiamo ritrovare anche noi il senso di comunità e di collaborazione reciproca”.
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