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SICUREZZA URBANA. TERME 1/4

Abano Terme, disagi da non sottovalutare, “ma la sicurezza non è solo repressione”

Quadruplicata la videosorveglianza, ma si punta alla prevenzione attiva

Abano Terme, disagi da non sottovalutare, “ma la sicurezza non è solo repressione”

Il sindaco Barbierato: “Presidio del territorio e prevenzione, ma serve anche rafforzare il patto sociale nel segno della responsabilità condivisa”

Abano Terme, città votata al turismo e all’accoglienza, ma anche punto di riferimento per il territorio, si misura con la necessità di garantire la sicurezza, in tutti in sui aspetti, di lavorare sul fronte della prevenzione. Un fronte impegnativo, conferma il sindaco Federico Barbierato.

“La sicurezza urbana è un tema che sentiamo fortemente ad Abano Terme e che seguiamo con grande attenzione, in sinergia con le forze dell’ordine, polizia municipale e carabinieri. Complessivamente la nostra città resta una realtà con un buon livello di vivibilità, ma ciò non toglie che vi siano alcune tematiche da attenzionare. Penso ad esempio alla prevenzione, al presidio del territorio e soprattutto al rafforzamento di un patto educativo e sociale che coinvolga famiglie, scuole, servizi sociali e mondo associativo. La sicurezza non è solo un fatto di repressione: è anche coesione sociale, ascolto e responsabilità condivisa.

Avete riscontrato anche ad Abano il fenomeno delle baby gang? In che termini?

Ad Abano non possiamo parlare di vere e proprie “baby gang” come in altri contesti urbani più problematici, ma è vero che anche qui abbiamo osservato, in determinati periodi, comportamenti borderline da parte di gruppi di giovanissimi. Fenomeni di disagio, provocazioni, piccoli atti vandalici: segnali che non vanno sottovalutati. Abbiamo potenziato il lavoro di rete, coinvolgendo l’ufficio servizi sociali e l’assessore alle politiche giovanili, che hanno attivato percorsi individuali ed educativi con alcuni ragazzi. Ma sia chiaro: nessuna istituzione può sostituirsi completamente al ruolo educativo delle famiglie.

Cosa si può fare per i giovani che vivono in contesti di marginalità, tra violenza e microcriminalità?

Dobbiamo offrire alternative concrete e visibili. Per questo come Amministrazione abbiamo sostenuto progetti di inclusione sociale, attività sportive, laboratori creativi e percorsi scolastici di reinserimento. L’obiettivo è dare senso di appartenenza, creare opportunità. La marginalità si combatte con la presenza, l’ascolto e la fiducia. E ancora una volta serve una comunità educante, dove il pubblico faccia la sua parte, ma dove anche la famiglia, la scuola e le realtà del territorio non vengano meno.

Con la comunità straniera ci sono problemi di integrazione?

Ad Abano vivono famiglie straniere ben integrate, che partecipano attivamente alla vita sociale, scolastica e lavorativa. Naturalmente non mancano difficoltà: ci sono ancora barriere culturali, linguistiche, e a volte situazioni di isolamento. Ma il nostro approccio è sempre stato chiaro: accoglienza e diritti vanno di pari passo con regole e doveri. Promuoviamo l’integrazione attraverso la scuola, i servizi sociali, le associazioni e gli eventi che favoriscono l’incontro. E continueremo su questa strada.

Sono stati fatti investimenti sulla videosorveglianza, il servizio funziona? Sono previsti ulteriori potenziamenti?

Negli ultimi anni abbiamo potenziato significativamente il sistema di videosorveglianza urbana, anche grazie a contributi regionali. Oggi Abano può contare su una rete di oltre 160 telecamere attive, suddivise in telecamere lettura targhe, telecamere di contesto e telecamere di video sorveglianza posizionate nei punti sensibili della città, compresi parchi e i quartieri. Dal 2017 abbiamo quadruplicato il numero delle telecamere e questo ci consente un maggiore controllo del territorio e un utile supporto investigativo per le forze dell’ordine. Il servizio funziona e viene costantemente monitorato. Sono previsti ulteriori investimenti per potenziare sia la copertura che la qualità tecnologica delle immagini. Ma anche qui serve chiarezza: le telecamere aiutano, ma non possono sostituire la presenza umana, l’educazione e l’inclusione. Ringrazio quei cittadini impegnati nel controllo di vicinato che ci segnalano costantemente problemi di varia natura e che ci aiutano molto in questo senso. 

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