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Calcio. Serie D
03.04.2025 - 10:12
Mister Carmine Parlato
Carmine Parlato ha scritto la storia della Serie D. Ottimo calciatore prima, si consacra come allenatore poi, vincendo il campionato con Rovigo, Pordenone, Padova, Rieti e Trento. Oggi è a Treviso per tentare di riportare i biancazzurri nel professionismo.
Cresciuto nei quartieri di Napoli, tra le strade di Secondigliano, Carmine Parlato ha iniziato la sua carriera calcistica giocando a pallone tra i vicoli, stando attento a non rompere le vetrine dei negozi e a non farsi male. Un inizio semplice e genuino, forse, purtroppo, d'altri tempi. Da lì è nata una carriera che lo ha visto protagonista prima come calciatore e poi come allenatore.
A soli 17 anni arriva l'esordio tra i grandi con il Campobasso in una partita non banale: lo scenario è quello della Coppa Italia e l'avversario è il Milan. Con il pallone tra i piedi, Parlato girovaga in tutta Italia, dalla Serie C alla Serie B, dove vive un'esperienza memorabile con la maglia del Padova: "I ricordi più belli sono il debutto tra i big, il primo gol in B a Udine e l'epica Padova-Barletta finita 4-3. Ho avuto anche l'onore di essere il capitano a Viterbo nella squadra allenata da Carolina Morace, la prima donna a guidare una formazione maschile in ambito professionistico".
Da giocatore, Parlato si è distinto come difensore, come libero e come terzino. Già in quegli anni sono emersi lo spirito e la leadership che lo avrebbero poi accompagnato in panchina: "In campo ho sempre cercato di essere un punto di riferimento per i miei compagni, di guidarli", racconta. E così il tecnico napoletano, a fine carriera, decide di cambiare vita partendo proprio da uno dei suoi ultimi club, il Rovigo: "In quella fase volevo entrare in campo, non è stato facile abituarsi. In ogni caso quello che ho vissuto mi ha aiutato nelle dinamiche di campo, però ci sono molte differenze. In panchina devi avere una visione collettiva. Bisogna ascoltare le necessità dei giocatori, ma poi pensare al gruppo nel suo insieme". E nel Polesine arriva il primo dei 5 campionati di Serie D che Parlato vincerà in carriera: un esordio da predestinato.
A questo traguardo, infatti, si aggiungeranno i trionfi con Pordenone, Padova, Rieti e Trento: "In Friuli fu l'anno dei record con la promozione e lo Scudetto Serie D. Fu particolare perché di fatto ero stato esonerato dopo aver vinto il campionato, ma con le Final ancora da giocare. Questo ci ha dato uno stimolo in più".
Dopodiché arriva il romantico ritorno a Padova, dove era stato protagonista come giocatore: "La pressione era forte, bisognava tornare in C dopo il fallimento societario. Ho cercato di coinvolgere il popolo padovano, che vive di calcio e ha un legame profondo con la squadra. C'erano 1500 tifosi ad Asiago alla prima amichevole. Dissi ai ragazzi che non potevano immaginare cosa avrebbero trovato in questa piazza. Essendo "figlio di Padova" non è stato facile per me, sentivo una forte responsabilità". Ma mister Parlato ha, di nuovo, centrato l'obiettivo.
Un altro trionfo è stato quello di Rieti: "La squadra era molto forte, bisognava solo unire bene i pezzi. Era un ambiente che bisognava scaldare per riempire lo stadio. Ci siamo riusciti. Alla fine ci fu una grande festa in tutta la città".
L'ultima creazione del mister napoletano è quella di Trento: "In quell'annata dovevamo allestire una squadra nuova in poco tempo. Abbiamo lavorato tanto e abbiamo guidato questa macchina. Il presidente era un tifoso e aveva il sogno di portare a termine la Curva Mair. Ma per farlo serviva la promozione. Gli ho promesso che ce l'avremmo fatta e così è stato".
Ma qual è il titolo più importante? "Impossibile rispondere. Per me sono come 5 gemelli, li amo tutti allo stesso modo".
Parlando dei suoi successi, Parlato non nasconde la sua soddisfazione, ma sottolinea che "Il calcio è un’altalena e il risultato finale dipende da tanti fattori. Cosa mi è mancato per un salto definitivo tra i professionisti? Nel calcio serve la fiducia di chi ti ha scelto e anche la fortuna. Io la Serie C l'ho fatta, ma c'è bisogno di avere continuità e tempo. Ma non sempre va cosi".
Oggi nel presente dell'allenatore c'è il Treviso, dopo la chiamata sulla panchina biancazzurra arrivata a febbraio: "L'obiettivo è chiaro, afferma. Ci proveremo. Il mio obiettivo è continuare a vincere".
Mister Parlato è un uomo d'altri tempi e di altri ideali: "Oggi le società lavorano poco sulla tecnica. Quando avrò finito mi occuperò di questo. Se ci sarà bisogno mi metterò in mezzo alla strada a fare i fondamentali con qualche bambino, perché no. Un sogno? Portare a termine l'impegno che ho preso quest'anno..."
Carmine Parlato, il mago della Serie D. Oggi è sbarcato a Treviso ed è più affamato che mai.
Stefano Parpajola
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