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Il futuro galleggia nella plastica: come fermare la marea invisibile

Verso un mare di plastica: fiumi che trasportano rifiuti, ecoreati e i volontari di Plastic Free Onlus in prima linea

Abbandoni e ecoreati: ostacoli alla transizione ecologica

Secondo le proiezioni più recenti, entro il 2050 i mari del mondo potrebbero contenere, in peso, più plastica che pesci. Un disastro ambientale innescato principalmente dalla terraferma: l’80% dei rifiuti marini, infatti, viene trasportato a mare dai fiumi. L’Italia non fa eccezione. Un recente monitoraggio su dodici corsi d'acqua nazionali ha rivelato una realtà allarmante: l'87% dei rifiuti fluviali contiene plastica, con una netta prevalenza di prodotti monouso. Reati come lo scarico illecito, l'inquinamento di fiumi e terreni e la gestione irregolare di materiali pericolosi non solo rappresentano un danno diretto per gli ecosistemi e la biodiversità, ma si configurano come un vero e proprio freno agli sforzi di transizione ecologica intrapresi da istituzioni e cittadini.

Le conseguenze sono dirette: ecosistemi degradati, minaccia alla salute pubblica e un incremento dei costi di bonifica, che ricadono interamente sulla collettività. Nonostante le campagne di sensibilizzazione e gli incentivi, l'abbandono continua, mentre le attività illecite di smaltimento rimangono difficili da prevenire e sanzionare efficacemente. In questo contesto d'emergenza, l'associazionismo si rivela un motore di cambiamento fondamentale. Plastic Free Onlus, nata nel 2019, è oggi una delle realtà più attive nella lotta all'inquinamento da plastica, operando con una rete capillare di referenti e migliaia di iniziative lungo tutta la Penisola. In provincia di Rovigo, 21 referenti locali coordinano le attività di Plastic Free, portando avanti progetti concreti per ridurre l’inquinamento da plastica e sensibilizzare la comunità.

«Raccogliamo spesso negli stessi luoghi – spiega il coordinatore Riccardo Mancin – e questo rischia di demotivare i volontari. La maggior parte dei comuni non percepisce come urgente il problema, solo alcuni si sono attivati strumenti di sorveglianza. Un’altra criticità riguarda gli sfalci dell’erba: prima di attivare il servizio sarebbe necessario raccogliere i rifiuti presenti, per evitare che microplastiche finiscano nel terreno e nelle falde acquifere. Esistono criteri minimi indicati dal ministero, ma spesso comuni o enti appaltanti non li includono nei bandi».

Dal 1° gennaio 2025 a oggi, le iniziative sul territorio hanno raggiunto numeri significativi: 55 appuntamenti di pulizia ambientale hanno visto la partecipazione di 1.535 volontari, che hanno raccolto complessivamente 47 tonnellate di rifiuti. L’impegno si estende anche alle scuole, con 62 incontri di sensibilizzazione che hanno coinvolto 3.212 studenti, e alla cittadinanza in generale, grazie a 14 eventi pubblici che hanno informato 3.221 cittadini sui rischi e le conseguenze dell’inquinamento da plastica. Il lavoro dei volontari dimostra che il cambiamento è possibile quando comunità, scuole e cittadini collaborano attivamente. Tuttavia, la sfida resta enorme: prevenire l’abbandono dei rifiuti, contrastare gli ecoreati e sensibilizzare le istituzioni sono passaggi imprescindibili per salvare fiumi e mari dalla marea di plastica che minaccia il nostro futuro.

Sara Busato

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