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Terme dentro la notizia
16.11.2025 - 17:18
“Siamo in contatto con la CER di Montegrotto Terme, nelle nostre corde per le finalità sociali: nel prossimo futuro cercheremo una forma di collaborazione”
Tre anni di lavoro, tanti ostacoli normativi e burocratici, ma la convinzione che le comunità energetiche rinnovabili siano “uno strumento necessario per rispondere alle esigenze dei territori”. È questa la sintesi dell’esperienza raccontata da Luca Varotto, presidente dell’associazione La Vespa di Battaglia Terme, che ha intrapreso il percorso per costituire una CER (Comunità Energetica Rinnovabile) nell’area dei Colli Euganei e della Bassa Padovana.
“Siamo partiti tre anni fa, quando le comunità energetiche erano ancora agli albori - spiega Varotto -. Abbiamo cercato di coinvolgere l’amministrazione locale di Battaglia Terme nella veste di attuatore e anche di realizzatore di impianti. Ma all’inizio la normativa non era chiara: abbiamo dovuto aspettare fino a dicembre 2023 per avere un quadro definitivo e solo a febbraio 2024 sono arrivate le regole operative del GSE, attore centrale che eroga gli incentivi”.
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Con l’arrivo delle prime certezze, l’associazione ha partecipato a un bando regionale: “I tempi non erano dalla nostra parte e non siamo riusciti a percorrere questa strada, - aggiunge - nel frattempo è cambiata anche l’amministrazione comunale. Abbiamo poi provato a espandere l’iniziativa coinvolgendo altre associazioni ambientaliste locali, ma dopo nove mesi abbiamo dovuto prendere atto che il territorio non era pronto, mancavano fondi e il progetto non veniva considerato urgente”.
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La Vespa, intanto, guarda avanti. “Siamo in contatto con la CER di Montegrotto Terme - conferma Varotto -. Avevamo già organizzato una serata insieme e contiamo nei prossimi mesi di riallacciare le relazioni per avviare una collaborazione. È nelle nostre corde come finalità, perché la loro CER ha un’impronta sociale molto importante. Vogliamo promuovere altre serate informative per far crescere l’iniziativa, rispondendo alle esigenze che ogni contesto territoriale può avere su questo tema”.
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La prospettiva è quella di mettere in rete esperienze diverse, unendo forze e competenze per sviluppare un modello di energia condivisa e sostenibile. “Vogliamo portare razionalità anche dal punto di vista economico - aggiunge - ma senza perdere di vista la missione originaria: la CER deve rispondere alle necessità del territorio”.
Oltre al suo ruolo associativo, Varotto lavora nella cooperativa nazionale ènostra, una delle realtà più consolidate nel campo dell’energia rinnovabile. “Da cinque anni supportiamo imprese e comuni nella costituzione delle CER, dalla progettazione tecnica fino alla registrazione del soggetto giuridico. Ci occupiamo anche di comunicazione e della distribuzione dei benefici tra soci produttori e consumatori”.
Le difficoltà, tuttavia, restano molte. “Manca una spinta iniziale - osserva Varotto -. Le iniziative nate da associazioni o cittadini non hanno risorse per coprire i costi dei primi anni, prima che arrivino gli incentivi. Servirebbero bandi regionali che permettano a queste realtà di camminare da sole nel giro di due o tre anni”.
Anche la burocrazia pesa: “Il GSE richiede una mole infinita di dati, servirebbe snellire le procedure e creare degli sportelli energia che aiutino i cittadini a capire e gestire le comunità energetiche. È nell’interesse collettivo che queste realtà funzionino”.
Lo sguardo di Varotto resta ottimista: “Fra tre anni potremo fare un bilancio e tirare le somme, ma l’importante è non fermarsi e continuare a costruire una cultura condivisa dell’energia rinnovabile e partecipata”.
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