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Attualità
28.10.2025 - 04:45
Alessandro Frizzarin
Il Parco Colli segna un punto di svolta per affrontare la presenza della cementeria: la strada da seguire è quella dell’applicazione dell’articolo 19 del Piano Ambientale, che riconosce l’attività industriale come incompatibile con un’area protetta. È questa la linea emersa al termine del Tavolo tecnico, concluso ufficialmente dopo mesi di incontri tra enti e istituzioni, che ha sancito la volontà condivisa di proseguire verso un percorso concreto per la ricollocazione o dismissione dell’impianto dal cuore del Parco. Si è chiusa così la prima fase di un lavoro avviato a inizio anno che ha coinvolto Ministero dell’Ambiente, Regione Veneto, Soprintendenza, Provincia, Comuni, attività economiche e, nell’ultima seduta, anche i rappresentanti del cementificio. Un’iniziativa che ha permesso di costruire un dialogo stabile su una questione complicata, affermando il ruolo centrale del Parco come riferimento nei futuri procedimenti autorizzativi. L’obiettivo dichiarato dalla relazione conclusiva è la definizione di un Accordo di Programma che porti a una soluzione condivisa e coerente con il percorso di tutela e valorizzazione intrapreso dal territorio, anche dato dal riconoscimento come riserva Unesco. La chiusura della prima fase non rappresenta quindi un punto d’arrivo, ma il passaggio di testimone alla nuova amministrazione che verrà nominata dopo le elezioni regionali e che dovrà proseguire lungo la strada tracciata. Il presidente del Parco, Alessandro Frizzarin, sintetizza così il risultato: «Stiamo continuando nell’opera intrapresa per la soluzione di questo grande problema, percorrendo i primi passi. Ora bisognerà proseguire in modo che, nel 2029, anno del rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, si arrivi a una soluzione risolutiva, anche con lo spostamento dell’attività» aggiunge Frizzarin «Cercheremo di far capire al cementificio che anche per loro è utile insediarsi in un luogo più confacente. C’è l’auspicio che la nuova governance del Parco continui su questo percorso». Una posizione condivisa e chiara su cui ha lavorato molto anche il consigliere del Parco Francesco Corso e dall’amministrazione di Monelice. Nel documento finale, approvato dal Consiglio direttivo, il Parco ha inoltre espresso preoccupazione per il decreto del Consiglio dei Ministri che autorizza l’utilizzo del Combustibile Solido Secondario (Css) nei cementifici e per questo chiede che questo tipo di incenerimento non sia consentito almeno nelle aree protette.
Giada Zandonà
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