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Il caso Alberto Trentini, la madre: “Palazzo Chigi è con noi, ma il tempo stringe”

La madre del cooperante veneziano detenuto in Venezuela racconta l’incontro col governo

Italiano arrestato in Venezuela: l’appello per il cooperante veneto scomparso

Alberto Trentini e la madre

La vicenda di Alberto Trentini, il cooperante veneziano detenuto in Venezuela dal 15 novembre 2024 in condizioni di isolamento totale, è al centro di un'inchiesta andata in onda ieri sera su Rai3 durante la trasmissione PresaDiretta. Nessuna accusa formale, nessuna conferma ufficiale sul luogo in cui si trova: da quasi sei mesi, la sua famiglia non ha avuto contatti con lui.

Nel corso della trasmissione, è intervenuta la madre, Armanda Colusso, che ha parlato per la prima volta dell’incontro avvenuto pochi giorni fa a Palazzo Chigi con il sottosegretario Alfredo Mantovano. “È stato un confronto importante – ha detto –. Abbiamo trovato un governo impegnato concretamente. Ma bisogna agire in fretta. La nostra paura è che Alberto, isolato e senza notizie, possa abbandonarsi alla disperazione”.

Il contesto politico venezuelano, come ricostruito dal giornalista italo-venezuelano Estefano Tamburrini, è cruciale per comprendere l’arresto: dopo le controverse elezioni del 2024, le autorità avrebbero intensificato i fermi arbitrari di stranieri, trattati come strumenti di pressione diplomatica.

A testimoniare questa realtà è anche David Estrella, ex prigioniero statunitense del carcere El Rodeo I, dove si presume sia detenuto anche Trentini. “Ci davano nomi falsi, come se non dovessimo mai essere ritrovati. Io sono stato arrestato solo perché avevo il passaporto americano”, ha raccontato, parlando di celle minuscole, isolamento forzato e detenzioni senza spiegazioni. Tuttavia, ha voluto rassicurare la famiglia italiana: “Nonostante tutto, lì dentro ci si aiuta. Se Alberto è lì, non è solo”.

Il programma ha inoltre ricordato come Trentini fosse in Venezuela per lavoro umanitario, parte di un percorso che lo ha portato in molte aree fragili del mondo. “L’Italia dovrebbe essere orgogliosa di lui”, ha ribadito la madre, sottolineando che l’impegno per la sua liberazione non può rallentare.

Il Ministero degli Esteri, interpellato dalla redazione di Rai3, ha confermato che le trattative diplomatiche sono in corso, ma al momento non è stato concesso neppure l’accesso del console né è stata rivelata ufficialmente la struttura detentiva.

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