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Cronaca
04.07.2025 - 09:45
FLAI CGIL
«La misura è colma. Non si può morire di lavoro». È il grido di rabbia e dolore che arriva dalla FLAI CGIL di Vicenza, all’indomani della notizia della morte di Abdelmajid El Khabch, operaio 48enne deceduto dopo essere rimasto intossicato da gas tossici nello stabilimento Salgaim Ecologic. L’uomo, di origine marocchina, lascia una moglie e due figli piccoli.
Con un comunicato durissimo, il segretario sindacale Giacomo Parolo punta il dito contro le carenze nella sicurezza e un sistema che continua a mettere il profitto davanti alla tutela della vita umana: «Un’altra vittima sul posto di lavoro, un nome che si aggiunge a un elenco sempre più insostenibile. Non è normale morire così. Non è inevitabile. È inaccettabile».
Il sindacato promette battaglia: «Andremo fino in fondo. Chiediamo che siano accertate fino all’ultimo le responsabilità. Non ci fermeremo finché non verrà fatta piena luce su quanto accaduto ad Abdelmajid. Non resteremo in silenzio davanti a chi lavora senza rispettare le norme, ignorando la sicurezza, voltandosi dall’altra parte. Siamo pronti a scioperare, a mobilitarci, a denunciare».
Nel mirino, un sistema che – secondo la CGIL – continua a sottovalutare la sicurezza nei luoghi di lavoro: «Se ogni anno centinaia di persone muoiono lavorando, vuol dire che le regole non vengono rispettate. E questa morte pesa come un macigno sulle coscienze di chi avrebbe dovuto vigilare».
«Alla famiglia di Abdelmajid – conclude il comunicato – va tutta la nostra vicinanza. A loro promettiamo il massimo impegno. Non permetteremo che venga dimenticato. Non ci fermeremo finché non sarà fatta giustizia».
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