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Padova, truffa da 3,5 milioni ai danni di oltre 150 anziani: smantellata una rete criminale

Quarantuno indagati per un sistema ben organizzato

Padova, truffa da 3,5 milioni ai danni di oltre 150 anziani: smantellata una rete criminale

Foto di repertorio

Promesse di vacanze esotiche, telefonate suadenti e quiz apparentemente innocui. Dietro l’apparenza, però, si nascondeva una vera e propria trappola per anziani, costruita con cura e spietatezza. È la maxi truffa da oltre 3,5 milioni di euro, scoperta dalla Procura di Padova, che ha portato all’iscrizione di 41 persone nel registro degli indagati, accusate – a vario titolo – di associazione per delinquere, truffa aggravata, estorsione e autoriciclaggio.

L’indagine, condotta dai carabinieri di Monselice e dalla Guardia di Finanza di Este, è partita nel 2021 ed è arrivata alla svolta definitiva grazie alla denuncia coraggiosa di una pensionata del Padovano.

La trappola del “quiz telefonico”

Il modus operandi era tanto semplice quanto cinico: attraverso call center attivi tra le province di Padova e Venezia, le vittime – quasi tutte persone anziane – venivano contattate con la proposta di partecipare a un quiz telefonico. Chi rispondeva correttamente riceveva la notizia di una fantomatica “vincita” di un viaggio gratuito.

A quel punto, un incaricato elegante e dai modi rassicuranti si presentava a casa del malcapitato per perfezionare l’offerta. Ma il sogno si spezzava subito: il viaggio “gratuito” nascondeva costi occulti tra i 25 e i 27 mila euro. Chi si rifiutava, veniva intimidito con minacce legali e pressioni psicologiche, fino a cedere.

Ricatti e vendite forzate

Al posto del viaggio, venivano proposte alternative “più accessibili”: batterie di pentole, materassi, biancheria per la casa a prezzi esorbitanti. In alcuni casi, fino a 6 mila euro per prodotti dal valore commerciale inferiore alla metà. Le vittime, pur di non affrontare “avvocati potenti” (così si presentavano gli emissari della truffa), accettavano l’acquisto o si indebitavano: assegni, finanziamenti e bonifici a catena verso aziende collegate agli indagati.

Il sistema dietro le quinte

Secondo gli inquirenti, a ideare il sistema sarebbero stati C.F. e A.F., padre e figlio padovani, incensurati. Intorno a loro una rete ben organizzata, con società intestate a prestanome, tra cui Vivaldi, Diamante, Cima Cadini, Mecchenzi, Nemu Group, solo per citarne alcune. Tutte Srl semplificate, usate per ripulire il denaro e reinvestirlo in immobili, automobili di lusso e case al mare – ora sottoposti a sequestro.

Tra gli indagati compare anche un avvocato, G.R., 51 anni, con abilitazione spagnola, già noto per precedenti vicende giudiziarie.

La denuncia che ha fatto crollare tutto

Determinante, nella svolta dell’inchiesta, la denuncia di un’anziana di Monselice, che ha permesso l’avvio delle intercettazioni e dei pedinamenti. Un lavoro certosino che ha consentito alle forze dell’ordine di ricostruire nel dettaglio il meccanismo fraudolento e bloccare l’organizzazione prima che continuasse a colpire altre vittime.

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