Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

INCHIESTA SULLA "GIOVENTÙ MELONIANA"

Antisemitismo, razzismo e rimborsi, così fa carriera la "Gioventù meloniana", difesa dalla premier

Con la copertura politica ed economica, i giovani di estrema destra sfogano le pulsioni più basse e retrograde

Giorgia Meloni circondata da una delegazione della giovanile del suo partito

Giorgia Meloni circondata da una delegazione della giovanile del suo partito. Presenti anche persone riprese nell'inchiesta di fanpage

"Niente di sorprendente per chi ha studiato la storia". La giovanile del partito di Giorgia Meloni, sovvenzionata con centinaia di migliaia di euro ogni anno (con tanto di cene, trasferte, alberghi e quant'altro tutto spesato), sarebbe piena di neofascisti che intonano cori a sostegno del duce, inneggiando all’antisemitismo, al razzismo, all’odio verso le persone disabili o della comunità LGBT+, alle persone di sinistra. Un caso che anche in Veneto è emerso pochi giorni fa.

L'inchiesta di Fanpage ha scoperchiato una realtà nota a molte persone, ma le cui pulsioni più lugubri sarebbero state nel tempo sistematicamente coperte dai "capoccia" di Fratelli d'Italia. Questo perché si trattava dei collaboratori più stretti di numerosi membri apicali del partito di Giorgia Meloni. 

Il silenzio del governo sull'inchiesta 

Non stupisce quindi che la risposta della premier sia stata quasi uguale a quella adottata al tempo dell'inchiesta sulla lobby nera di Milano: il silenzio. Tuttavia, ad una settimana dall'uscita dell'inchiesta, Fanpage ha lanciato una seconda parte, che ha dato il via ad un vero terremoto nella struttura verticistica del partito di Meloni, portando alle dimissioni di Flaminia Pace dal Consiglio nazionale dei giovani, organo che si interfaccia col governo e, a seguire, anche Elisa Segnini Bocchia ha fatto lo stesso, dopo aver ricoperto l’incarico di capo segreteria della deputata Ylenja Lucaselli, capogruppo di FdI nella Commissione Bilancio della Camera.

La seconda puntata dell'inchiesta

Ma cos'è cambiato dalla prima alla seconda puntata? Gli elementi di odio razziale, politico, di supporto alle idee dei regimi più fetidi della storia pare non abbiano smosso granché tra le fila degli esponenti di Fratelli d'Italia, ma nel secondo episodio c'era qualcosa in più.
Si è trattato di un caso nato all’interno di Fratelli d’Italia sulla base di un atteggiamento antisemita contro Ester Mieli (Senatrice di FdI) e ha richiesto, da parte della stessa Mieli, che il partito prendesse una posizione.
Nel momento in cui una dirigente quale Flaminia Pace dice “La cosa più bella è stata ieri a prendersi per il culo per le svastiche e poi io che avevo fatto il comunicato stampa di solidarietà a Ester Mieli…” emerge un caso interno a membri del partito, quindi non legato a tematiche ideologiche ma, parrebbe, di puro interesse.

Le reazioni di Meloni e degli esponenti di FdI

Dopo un lunghissimo silenzio già di per sé eloquente, sono arrivate le parole di Giorgia Meloni e degli altri membri di Fratelli d'Italia. Le scuse nei confronti di Ester Mieli erano scontate, così come addurre alle classiche "mele marce", ma una cosa ha stupito ancor di più: anziché prender seri provvedimenti per le pulsioni razziste, xenofobe ed omofobe all'interno della giovanile, Meloni e Donzelli si sono scagliati contro il giornalismo investigativo che aveva scoperchiato tutta questa oscura faccenda.
Addirittura, le parole di Meloni "Metodi da regime, prendo atto che ci si può infiltrare nelle organizzazioni politici e nelle organizzazioni sindacali, riprenderle e pubblicarle discrezionalmente" paiono suonare non solo come un piagnisteo, ma anche come una minaccia, non fosse che parliamo di una persona che teoricamente è iscritta all'albo dei giornalisti come giornalista professionista.

"Gioventù meloniana", un pericolo per il Paese?

La gravità della situazione richiede un'attenzione molto alta nei confronti di questi rigurgiti nazifascisti. Il rischio che questi estremisti vengano legittimati e salgano a posizioni di potere è scontato, alcuni direbbero che già succede. Per questo l'attenzione mediatica è fondamentale per coinvolgere l'opinione pubblica verso posizioni di dura condanna di queste posizioni, che hanno già portato l'Europa allo sfacelo durante il secolo scorso. La memoria storica deve prevalere e le nostre fragili democrazie devono resistere.

Enrico Caccin

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione