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Bassapadovana dentro la notizia
16.11.2025 - 04:36
“Al fotovoltaico a terra già destinati 28 ettari e mezzo e la Regione non ha ancora validato la mappatura delle aree agricole di pregio da preservare dai pannelli”
Il dibattito sulla transizione energetica è più acceso che mai a Monselice e nella Bassa Padovana in generale, dove i temi ambientali sono particolarmente sentiti perché si incrociano con le attività presenti sul territorio e le prospettive di sviluppo. Ad intervenire è il gruppo “Monselice, ambiente e società”, protagonista sulla scena politica proprio sui temi legati alla sostenibilità ambientale e alla transizione ecologica.
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“Siamo favorevoli alle energie rinnovabili prodotte da pannelli fotovoltaici, - premette il consigliere comunale Francesco Miazzi - pale eoliche, impianti idroelettrici e geotermici: sono strumenti indispensabili per affrontare la crisi energetica causata dall’uso dei combustibili fossili. Tuttavia, come in tutte le scelte strategiche, servono equilibrio, pianificazione e lungimiranza. La transizione energetica è una sfida decisiva che richiede visione, coraggio e responsabilità amministrativa. Nella Bassa Padovana, e in particolare a Monselice, constatiamo invece una preoccupante inerzia. Nonostante le numerose sollecitazioni, interpellanze e proposte avanzate negli ultimi anni, l’attuale amministrazione continua a non muoversi: ad oggi non è stata ancora costituita una Comunità Energetica Rinnovabile (CER). Si tratta di un ritardo grave, che priva Monselice di uno strumento fondamentale per la produzione e la condivisione di energia pulita, facendoci perdere opportunità concrete legate ai fondi del PNRR e ai programmi regionali. Non attuando questo percorso che potrebbe avere inoltre una matrice solidale, toglie la possibilità di rispondere ai bisogni delle famiglie in povertà energetica”.
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Secondo Miazzi Monselice e la Bassa Padovana meritano una politica energetica moderna, partecipata e rispettosa del territorio. “L’attuale amministrazione non può continuare a ignorare questa urgenza - aggiunge il consigliere -. È tempo di passare dalle parole ai fatti e di avviare finalmente una Comunità Energetica Rinnovabile che unisca cittadini, imprese e istituzioni in un progetto comune di futuro sostenibile.”
Suona quasi come una beffa il fatto che, nel frattempo, a Monselice siano già destinati 28,5 ettari di suolo agricolo a impianti fotovoltaici a terra: un impianto autorizzato di 16 ettari in via Rovigana e richieste per ulteriori 10 ettari in via Ronchi e 2,5 ettari in via Erbacè. La normativa regionale non aiuta, e i Comuni faticano a sviluppare una visione d’insieme. Non è un caso che il Veneto sia la seconda regione in Italia per ettari di suolo agricolo sottratti alla campagna.”
La Provincia di Padova, nel 2023, ha mappato le aree agricole non di pregio, vale a dire le aree produttive in cui potenzialmente si possono installare pannelli fotovoltaici, concentrandole in larga parte proprio nella Bassa Padovana.
“A distanza di quasi due anni, - ricorda il consigliere - la Regione Veneto non ha ancora validato questa mappatura e, nel frattempo, continuano ad arrivare progetti collocati in aree che la stessa Provincia definisce “di pregio”. È così che nella provincia di Padova, dove si contano una ventina di grandi progetti per oltre 200 ettari complessivi, la maggior parte risulta concentrata proprio nella Bassa Padovana, coinvolgendo Comuni come Este, Barbona, Boara Pisani, Borgo Veneto, Anguillara Veneta, Agna, Bagnoli di Sopra, Masi, Arre, Correzzola, Sant’Urbano, Sant’Elena, Casale di Scodosia e Piacenza d’Adige, solo per citarne alcuni”.
Il mondo ambientalista della Bassa Padovana è consapevole che la transizione debba essere davvero sostenibile: “Ecco perché non può passare attraverso impianti a biogas o biometano, - chiarisce Miazzi - che comportano impatti ambientali rilevanti e rischiano di compromettere la qualità della vita nelle nostre campagne. Allo stesso modo, siamo contrari al solare a terra, che consuma suolo agricolo fertile, una risorsa preziosa e non rinnovabile.”
“L’energia pulita può e deve essere sviluppata sui tetti, sui capannoni, sugli edifici pubblici e nelle aree produttive dismesse: qui il fotovoltaico può crescere senza sottrarre territorio e diventare davvero un motore di innovazione, risparmio e autonomia per la comunità. Altre risorse importanti possono venire dalla geotermia e da un utilizzo responsabile dell’acqua termale”, conclude l’esponente ambientalista.
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