venerdì, 26 Aprile 2024
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Quando la timidezza blocca la persona

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ragazza-timidaLa timidezza è un blocco psicologico, un senso di disagio e di impaccio che si prova nel rapporto con gli altri. Essa è uno dei problemi più diffusi al mondo, infatti in Occidente il 40% della popolazione ne soffre. Il timido ha un’unica convinzione che qualsiasi cosa faccia tutti gli occhi siano puntati su di lui per giudicarlo; il limite per l’appunto è giudicare i suoi stessi atteggiamenti in modo ipercritico. Perciò la paura di essere rifiutati rende difficile le prime fasi di approccio con gli altri. Per questi motivi la vita di relazione del timido è molto povera, evita qualsiasi situazione che lo mette al centro dell’attenzione; si sente sicuro solamente in famiglia e in altri ambienti “protetti”.

Nei conflitti in generale i timidi non sanno far valere i propri diritti, pensano infatti che le opinioni altrui siano più importanti delle proprie. La timidezza è anche segno di perfezionismo: si vorrebbe fare le cose troppo bene e si ha paura di non riuscirci; a volte basterebbe ridimensionare le prospettive. Ciò che più viene penalizzato è l’ambito professionale, sembra che i timidi facciano meno carriera lavorativa, ed anche che si sposano più tardi. Ma quali sono le cause principali che portano alla timidezza? Recenti studi hanno dimostrato che la timidezza ha prima di tutto cause biologiche e genetiche. Esiste un legame molto forte tra timidezza e sistema nervoso.

Quindi come è possibile sconfiggere o limitare la timidezza? Dalla timidezza purtroppo non si può guarire del tutto perché fa parte delle caratteristiche psicologiche della nostra personalità, però si può ridurre; più si accetta la propria timidezza e più facilmente si entra in contatto con gli altri. Solitamente si necessita di una terapia cognitivo comportamentale, che mira a modificare progressivamente i comportamenti e i modi di pensare; è l’approccio più efficace per la gestione di problemi emotivi. Lo scopo principale è quello della risoluzione dei problemi concreti, la riduzione dei sintomi e dell’isolamento, i progressi ottenuti si devono verificare progressivamente. La terapia è centrata sul qui ed ora, su presente e futuro per ottenere cambiamenti positivi. Essa è a breve termine, dai tre ai dodici mesi con cadenza settimanale. Si analizzano tutti gli aspetti positivi e negativi e si cerca di arrivare alla soppressione progressiva degli evitamenti sociali. Inoltre buon esercizio è esporsi a livelli di ansia sempre crescenti: ”desensibilizzazione graduale”; il vecchio schema negativo viene in questo modo sostituito con una nuova reazione positiva. Molto utili sono anche le terapie di gruppo dove il paziente imparerà a relazionarsi, che pone l’accento sui vissuti di inferiorità e sfiducia. Per vincere la timidezza bisogna esporsi gradualmente alle situazioni che creano ansia, è utile fare delle prove.

Dott.ssa Giulia Francesca Marchese – Psicologa clinica e Criminologa
Riceve a Fosso’ (Ve) via 4 novembre 45.
Cell.: 3408431926 – Mail: giulia.89marchese@gmail.com

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