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05.07.2025 - 14:15
Cristina Guarda e Luca Zaia
Una dura presa di posizione quella di Cristina Guarda, europarlamentare eletta con Alleanza Verdi e Sinistra, all’indomani della sentenza sul caso Miteni. La rappresentante ecologista critica duramente la gestione della crisi PFAS da parte della Regione Veneto e in particolare del presidente Luca Zaia, accusandolo di ritardi strutturali e mancanza di trasparenza.
«Fa specie leggere commenti trionfalistici da parte di chi, per anni, ha preferito ignorare o minimizzare la portata del disastro ambientale legato ai PFAS nel nostro territorio», afferma Guarda. «La verità è che la Regione Veneto ha accumulato oltre un decennio di ritardi. Mentre la Miteni continuava a inquinare, si è fatto finta che si trattasse solo di un problema del passato. Oggi, dopo dodici anni, il sito non è ancora messo in sicurezza».
La denuncia tocca anche altri aspetti rimasti in sospeso: «Lo studio epidemiologico promesso non è mai stato realizzato, ufficialmente per mancanza di risorse. E mentre la filiera alimentare mostra segni evidenti di contaminazione, le fonti idriche alternative sono ancora in grave ritardo: siamo a cinque anni di distanza dalla tabella di marcia che avrebbe dovuto garantire acqua priva di PFAS ai cittadini».
Secondo la deputata europea, la sentenza Miteni non deve essere vista come un punto d’arrivo, ma come l’inizio di una nuova fase di assunzione di responsabilità pubblica: «La magistratura ha ribadito un principio chiave – chi inquina, paga – ma chi amministra non può continuare con autoassoluzioni politiche. Serve una svolta fatta di scelte concrete, di prevenzione reale e di risposte puntuali per una comunità che da anni attende giustizia, sicurezza e chiarezza».
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