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Il caso giudiziario
24.09.2025 - 14:00
Renato Boraso
Dopo 14 mesi di detenzione agli arresti domiciliari, sono stati revocati oggi i provvedimenti restrittivi per Renato Boraso, ex assessore della città di Venezia, condannato a 3 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione. La decisione arriva a seguito di un patteggiamento, con l'aggiunta della confisca di 308 mila euro, che rappresentano il profitto illecito accumulato dal politico in relazione a presunti episodi corruttivi.
Il caso di Boraso era al centro di una complessa indagine che riguardava Palazzo Papadopoli e turbative d'asta, per le quali l'ex assessore è stato accusato di aver intascato tangenti in cambio di favori amministrativi. La vicenda ha scosso la politica locale, coinvolgendo anche il sindaco Luigi Brugnaro e il direttore generale del Comune, Morris Ceron, ai quali sono stati imputati reati connessi all'inchiesta. Al momento, 34 imprenditori e manager sono sotto indagine per presunti legami con la rete di corruzione.
Nonostante la condanna, l'ex assessore è stato rilasciato dalla custodia domiciliare, ma dovrà rimanere a Venezia e non potrà allontanarsi dalla città senza l'autorizzazione delle autorità. Inoltre, Boraso dovrà partecipare a servizi socialmente utili, come parte della pena. La decisione di revocare gli arresti domiciliari arriva dopo un'attenta valutazione da parte del tribunale, che ha ritenuto che le misure meno restrittive fossero sufficienti per la sua situazione.
La vicenda ha avuto importanti ripercussioni politiche, e sebbene l'ex assessore sia stato rilasciato, l'indagine continua. Gli inquirenti, infatti, stanno portando avanti il procedimento contro i responsabili di turbativa d'asta e di altre forme di illecito amministrativo, con l'intento di far emergere ogni aspetto della rete di corruzione. Intanto, Boraso, che aveva subito un arresto nel luglio 2024, aveva poi visto l'adozione degli arresti domiciliari nel novembre dello stesso anno.
Per ora, la vicenda si inserisce nel contesto di una crescente attenzione nei confronti delle pratiche di corruzione all'interno della pubblica amministrazione e dei rapporti tra politica e imprese, un tema che continua a sollevare dibattiti anche a livello nazionale. Il futuro politico di Boraso, ma anche quello degli altri coinvolti, resta incerto, in attesa delle eventuali evoluzioni giudiziarie.
Oltre alla pena detentiva, a Boraso è stata imposta la confisca di 308 mila euro, che secondo l'accusa rappresentano il guadagno illecito ottenuto dalla sua condotta corruttiva in almeno dodici episodi documentati. Questi fondi, frutto delle attività di corruzione, sono stati sottratti all'ex assessore come parte della sentenza.
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