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Il caso Pfas
04.03.2025 - 11:11
Foto di repertorio
Il processo per il disastro ambientale causato dai Pfas entra nel vivo e Viacqua, gestore del servizio idrico, si prepara a prendere la parola in aula il prossimo 20 marzo. La società presenterà la propria arringa di parte civile nel procedimento contro gli ex dirigenti della Miteni, l'azienda di Trissino ritenuta responsabile della contaminazione delle falde acquifere tra Vicenza, Verona e Padova. Il danno è incalcolabile: oltre 350.000 persone hanno rischiato di bere acqua contaminata, e gli interventi di messa in sicurezza costeranno almeno 20 milioni di euro solo fino al 2026.
Un’emergenza senza fine
«Quello provocato dalla Miteni è uno dei peggiori disastri ambientali italiani», dichiara il presidente di Viacqua, Federico Ginato. «I Pfas sono definiti inquinanti eterni perché non si degradano e restano nell’ambiente per secoli. Eliminare completamente queste sostanze richiederà decenni».
Per arginare il problema, Viacqua ha installato filtri a carboni attivi negli impianti di potabilizzazione e costruito nuove condotte per portare acqua non contaminata nei comuni colpiti. Ma le misure non bastano: serviranno ancora ingenti risorse per realizzare nuovi impianti di filtrazione.
I nodi del processo
Giovedì 7 marzo, la Corte d’Assise ascolterà l’avvocato Marco Tonellotto, che esporrà la strategia legale dei gestori idrici. La linea è chiara: gli imputati e i responsabili civili non hanno mai proposto soluzioni concrete per il ripristino delle falde, e oggi la sicurezza dell’acqua dipende esclusivamente dagli interventi messi in campo dalle istituzioni e dai gestori.
La battaglia legale vede oltre 300 parti civili costituite nel procedimento, tra cui il Ministero dell'Ambiente, che ha stimato il danno ambientale in 56 milioni di euro. Anche la Regione Veneto, le aziende sanitarie di Vicenza, Verona e Padova e il Comune di Trissino hanno chiesto un risarcimento complessivo di oltre 20 milioni di euro.
Lo scorso 13 febbraio, i pubblici ministeri Paolo Fietta e Hans Roderich Blattner hanno avanzato richieste di condanna per 15 imputati, accusati di avvelenamento delle acque e disastro ambientale. Complessivamente, sono stati richiesti 121 anni e 6 mesi di carcere.
La sentenza è attesa per la tarda primavera e potrebbe segnare un passaggio fondamentale nella lotta per la tutela dell’acqua pubblica.
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