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Morti sul lavoro
06.05.2025 - 12:00
Un sistema che deve cambiare. Non si può morire lavorando, uscire al mattino e non tornare più a casa dai propri cari. Le morti sul lavoro sono una piaga tristemente diffusa in Italia. E il Veneto non è da meno, anzi. La Regione, infatti, si posiziona al secondo posto dopo la Lombardia in questa tragica classifica. Se ne discute, si denuncia il tutto, ma la situazione, invece di cambiare, peggiora. Si perché a parlare sono i dati diffusi dalla Cgil: tra gennaio e marzo 2025 sono 21 le morti bianche, il triplo in più rispetto all'anno passato. Il problema, forse, è culturale. Iper produttività, il perenne traguardo del profitto, fare, fare e fare, porta a far passare in secondo piano ciò che conta davvero: la vita e le condizioni adatte per farlo, questo lavoro. Raffaele Galano, "risucchiato" ieri da un macchinario a Brendola, è solo l'ultima delle tante vittime. L'azienda dove lavorava, AristonCavi, di proprietà del delegato ai Trasporti e Turismo di Confindustria nazionale Leopoldo Destro, era una delle più attente alla sicurezza dei lavoratori. Ma non è bastato. Il dramma prosegue nel Veneto e in Italia e le risposte, e soprattutto, le soluzioni, tardano ad arrivare.
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