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Cronaca
09.07.2025 - 10:00
Giacomo Gobbato
Ergastolo. È questa la pena inflitta a Serghiei Merjievschii, cittadino moldavo di 38 anni, riconosciuto colpevole dell’omicidio di Giacomo “Jack” Gobbato, avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 settembre 2024 in corso del Popolo a Mestre. La Corte d’Assise di Venezia, presieduta dal giudice Stefano Manduzio, ha accolto in pieno la ricostruzione presentata dalla pubblica accusa, rappresentata dalla pm Federica Baccaglini, che ha descritto l’imputato come «freddo, violento e calcolatore».
Secondo quanto emerso durante il processo, Gobbato – insieme all’amico Sebastiano Bergamaschi – avrebbe cercato di fermare Merjievschii subito dopo una rapina, nel tentativo di aiutare una donna a cui era stata strappata la borsa. La reazione dell’imputato fu brutale: prima colpì entrambi con un coltello, poi si diede alla fuga. Uno dei fendenti, inferto al cuore, si rivelò fatale per Jack.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza del Comune di Venezia e di alcuni testimoni oculari hanno avuto un ruolo fondamentale nel processo, documentando i momenti della rapina e la successiva aggressione.
La difesa, rappresentata dall’avvocata Gabriella Zampieri, ha tentato di sostenere la tesi dell’omicidio preterintenzionale, affermando che il suo assistito non aveva l’intenzione di uccidere. Una versione che non ha convinto i giudici, che hanno invece riconosciuto l’aggravante della volontarietà e la pericolosità sociale del soggetto.
Il caso aveva fortemente scosso l’opinione pubblica, generando proteste e cortei a Mestre. In particolare, un’iniziativa con lo slogan “Riprendiamoci la città”, promossa dai centri sociali di cui Gobbato faceva parte, aveva richiamato l’attenzione su tematiche legate alla sicurezza e al degrado urbano.
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