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Caso Turetta
23.07.2025 - 09:45
Filippo Turetta in aula. Foto dai canali social del Governatore Luca Zaia
La difesa di Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha depositato un ricorso in appello contro la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Venezia il 3 dicembre scorso. L’avvocato Giovanni Caruso, che rappresenta il giovane di Torreglia, ha chiesto che venga esclusa l’aggravante della premeditazione e che siano riconosciute le attenuanti generiche, in virtù del comportamento collaborativo tenuto da Turetta durante le indagini e il processo.
Secondo la difesa, l’omicidio – avvenuto l’11 novembre 2023 – non sarebbe stato pianificato nei dettagli, come invece sostenuto in primo grado. Inoltre, si fa leva sulla condotta processuale definita “corretta” e sul contributo fornito agli inquirenti per chiedere una revisione della pena.
Dall’altra parte, la Procura di Venezia ha anch’essa presentato appello, contestando alcune mancanze nella sentenza della Corte lagunare. I magistrati ritengono che Turetta debba rispondere anche delle aggravanti della crudeltà e degli atti persecutori. Elementi che, secondo l’accusa, emergono in modo chiaro: oltre 75 coltellate inflitte alla vittima e un controllo ossessivo esercitato durante la relazione, culminato in una valanga di messaggi – oltre 225.000 interazioni registrate nei mesi precedenti il delitto.
L’avvocato Stefano Tigani, legale della famiglia Cecchettin, ha espresso soddisfazione per la decisione della Procura: “Avevamo chiesto con forza che quelle aggravanti venissero riconosciute. Il ricorso dimostra che non eravamo visionari: la crudeltà e lo stalking c’erano, eccome”.
La sentenza di primo grado aveva suscitato molte reazioni per la scelta di non riconoscere la crudeltà. Secondo i giudici, Turetta non avrebbe agito con l’intento di infierire, ma con una “furia cieca” dettata dall’inesperienza. Le 75 coltellate, spiegano le motivazioni depositate lo scorso 8 aprile, non erano frutto di sadismo, ma piuttosto di incapacità tecnica nel colpire in modo “efficace”.
Un passaggio che ha indignato l’opinione pubblica e che oggi alimenta lo scontro tra accusa e difesa. La Corte aveva inoltre escluso l’aggravante dello stalking in base a un’interpretazione restrittiva della norma, limitandola al periodo successivo alla fine della relazione. Ma dalle conversazioni e dai messaggi emerge un rapporto tossico e manipolatorio, in cui Turetta cercava di controllare ogni aspetto della vita di Giulia: dalle amicizie al percorso universitario, fino a suggerirle di rallentare gli esami per laurearsi insieme a lui.
L'omicidio, sostengono i giudici, è maturato nella mancata accettazione della libertà di Giulia. Turetta, incapace di sopportare l’idea che la ragazza volesse vivere la propria vita senza di lui, ha agito dopo giorni di riflessione e preparazione. La sera dell’11 novembre ha messo in atto il suo piano, conducendo l’ex fidanzata in una zona isolata e colpendola fino alla morte.
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