Morte di un 17enne nel carcere minorile di Treviso: richieste di verità dalla Tunisia

La morte di un giovane tunisino, noto come “Danilo”, avvenuta la scorsa settimana nel carcere minorile di Treviso, ha acceso un dibattito in Tunisia e richieste di verità sulle circostanze che hanno portato alla sua scomparsa. I suoi amici, che preferiscono rimanere anonimi, hanno espresso ad Agenzia Nova dolore e confusione, chiedendo un’indagine trasparente sulle ultime ore di vita del ragazzo.

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Il giovane, arrestato pochi giorni fa e detenuto nel centro di prima accoglienza di Treviso, si era impiccato con i jeans. Salvato inizialmente dagli agenti, è morto dopo due giorni di agonia

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Secondo le testimonianze raccolte, Danilo non era un minore, come dichiarato per evitare il rimpatrio, ma un giovane di 21 anni. Era arrivato in Italia il 13 luglio 2024, dopo un pericoloso e stancante viaggio via mare. Dopo essere fuggito da un centro di accoglienza per minori non accompagnati, si era diretto a Vicenza, dove viveva in condizioni precarie, spesso ospitato da amici o in edifici occupati, combattendo contro la povertà, una situazione che conosceva anche nel suo paese d’origine.

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Il 9 agosto, Danilo è stato protagonista di una serie di episodi di disordine a Vicenza: dopo aver commesso alcune rapine, si è barricato in un appartamento, costringendo le forze dell’ordine a intervenire. Arrestato, è stato trasferito al Centro di prima accoglienza del carcere minorile di Treviso. Un controllo medico iniziale non ha rilevato problemi particolari, ma poco dopo il giovane avrebbe tentato il suicidio usando i propri jeans. Nonostante i tentativi di rianimazione, è deceduto in ospedale dopo 48 ore.

Gli amici di Danilo in Tunisia non riescono a spiegarsi il suo gesto. Chi lo ha incontrato in Italia, poco prima del fatto, lo ha descritto come “agitato” e “stanco”. Ci si interroga anche su un presunto taglio notato sulla testa del ragazzo in ospedale. Il medico legale ha stabilito che la morte è avvenuta per asfissia e la Procura ha aperto un’inchiesta per accertare se la tragedia potesse essere evitata. Al momento non ci sono nomi iscritti nel registro degli indagati, ma la speranza di amici e familiari è che l’indagine porti alla verità.