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Cronaca
01.12.2025 - 08:30
I tre fratelli Ramponi
Dopo oltre quaranta giorni di degenza e cure complesse per le gravi ustioni riportate, Maria Luisa Ramponi è ormai prossima alle dimissioni dall’ospedale Borgo Trento di Verona. La donna, unica sopravvissuta all’interno del casolare esploso il 14 ottobre scorso a Castel d’Azzano, verrà trasferita a breve nella sezione femminile del carcere di Montorio. Solo allora – una volta stabilizzate le sue condizioni – potrà essere ascoltata dagli inquirenti.
Gli investigatori attendono da settimane la possibilità di rivolgerle le domande chiave sulla notte dell’esplosione che provocò il crollo dell’edificio di via San Martino, causando la morte dei carabinieri Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello e il ferimento di altre 27 persone.
Assistita dall’avvocato Alessandro Ballottin, Ramponi dovrà decidere se collaborare o avvalersi della facoltà di non rispondere. Per gli inquirenti resta comunque la figura centrale dell’intera tragedia: secondo le ricostruzioni, sarebbe stata lei ad attivare l’innesco che fece esplodere le bombole di gas collocate al primo piano.
Mentre la donna si prepara al trasferimento, la comunità intorno al casolare distrutto continua a fare i conti con le conseguenze dell’esplosione. I vicini, che hanno subito danni alle abitazioni e ai beni personali, stanno formalizzando le richieste di risarcimento. Un passaggio atteso, dopo settimane di incertezza e paura seguite alla tragedia.
La vicenda resta aperta e destinata a sviluppi nelle prossime settimane, quando l’interrogatorio di Ramponi potrebbe fornire nuovi elementi per chiarire definitivamente la dinamica e le motivazioni del drammatico gesto.
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