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Violenza di genere

Il Senato dice sì: il femminicidio diventa reato autonomo

Approvato all’unanimità il disegno di legge che inserisce il femminicidio nel codice penale

Anatomia di un Femminicidio: Il Caso di Annalisa Baldovin

Foto di repertorio

Una data destinata a entrare nei libri di storia: il 23 luglio 2025, il Senato ha approvato con voto unanime161 voti favorevoli su 161 presenti – il disegno di legge che introduce il reato autonomo di femminicidio nell’ordinamento penale italiano. Un applauso lungo e sentito ha accompagnato il momento dell’approvazione in aula.

La nuova legge rappresenta un passo storico nella lotta contro la violenza di genere e un raro caso di unità trasversale tra tutte le forze politiche, che hanno trovato una sintesi su un tema urgente e drammaticamente attuale.

Il testo finale è frutto di un intenso lavoro parlamentare, che ha visto contributi significativi anche dalle opposizioni. Il concetto di femminicidio è stato definito con maggior precisione: non solo atto d’odio, ma spesso reazione alla libertà della donna, alla sua scelta di porre fine a relazioni di dominio, o di uscire da rapporti basati sulla dipendenza.

Questa definizione riconosce la radice culturale patriarcale alla base di molti di questi crimini: una visione secondo cui la donna sarebbe “proprietà” dell’uomo, e ogni gesto di autodeterminazione femminile sarebbe una minaccia da reprimere.

La nuova normativa prevede l’ergastolo per chi commette femminicidio, e introduce aggravanti specifiche per maltrattamenti, stalking e lesioni. Ma non si limita alla repressione: destina anche risorse concrete alle vittime indirette, in primis i figli delle donne uccise, che spesso restano soli e traumatizzati.

Sono 10 milioni di euro i fondi stanziati per gli orfani, ma anche per i figli di donne sopravvissute alla violenza, ma rimaste incapaci di prendersi cura dei propri figli a causa delle conseguenze fisiche o psicologiche subite.

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