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Davide Costa, grande cuore tra i pali: “Bassano è casa mia. È il mio Real Madrid”

Il portiere del Bassano racconta il suo viaggio tra sogni, sacrifici e un amore infinito per la maglia giallorossa

Davide Costa, grande cuore tra i pali: “Bassano è casa mia. È il mio Real Madrid”

Davide Costa, portiere del Bassano

Davide Costa è un giocatore d'altri tempi. Ha scelto di sposare la causa della squadra della sua città, giurando amore per il giallorosso di Bassano. Cresciuto proprio ai piedi del Grappa e poi nel settore giovanile dell'Inter, oggi è tornato a casa e non vuole più andarsene.

In un calcio veloce e frenetico in cui non c'è quasi più spazio per il sentimento, la storia di Davide Costa offre uno spiraglio di luce. Il suo è un percorso che mette al centro di tutto il giallorosso di Bassano. Addii e ritorni, scelte controcorrente, nel nome di un legame che parte da lontano. Quando si va allo Stadio Rino Mercante, infatti, è quasi impossibile non incontrare il papà di Davide, un omone con la barba che ti accoglie e ti prova a spiegare cosa significa questa maglia. E da qui nasce l'amore del portiere classe 1996, che cresce proprio ai piedi del Grappa.

A 14 anni, però, arriva una chiamata a cui non si può dire di no: da Milano c'è l'offerta dell'Inter: "Ho fatto tutta la trafila delle giovanili in nerazzurro, fino all’Under 19. Sono stati cinque anni intensi, bellissimi. Andare via di casa così presto ti cambia: devi crescere in fretta, devi farti trovare pronto. Ma lì ti danno tutto, è un top club, non ti manca niente. Ho stretto legami veri, mi sono affezionato alle persone. Sono stati i cinque anni più belli della mia vita".

Il percorso di Costa, però, non è stato lineare. Dopo il ritorno a Bassano in Serie C, vive una lunga serie di esperienze in giro per l’Italia, tra Francavilla, Vicenza, Gubbio e Rieti. “In quel periodo ho giocato poco, ma il sud mi è rimasto dentro. Lì lo sport è vissuto in un altro modo, è un qualcosa di viscerale. Ho visto stadi incredibili, tifoserie che ti restano addosso".

Nei ricordi di Davide rimane vivo un grande momento in Serie B con il Vicenza, in una delle partite più incredibili della sua carriera. “Si gioca contro il Lecce, stadio pieno, 13.000 persone. Dopo pochi minuti viene espulso il nostro portiere. Entro io, ero un ragazzino. Giocare al Menti, con quella pressione, è un’emozione che ti resta dentro".

Dopodiché il portiere diventa papà e decide di fare una scelta di vita, scendendo di categoria e trasferendosi vicino a casa: “Sono andato al Giorgione, in Eccellenza. Abbiamo vinto il campionato. Poi è arrivata l’opportunità di vestire nuovamente la maglia del Bassano. Per me era un cerchio che si chiudeva".

Oggi Davide è il giocatore con più presenze nella nuova gestione Campagnolo: ha tagliato il traguardo delle 100 partite, ha vinto un campionato d’Eccellenza e ha l'obiettivo di riportare la squadra tra i professionisti: “L’anno scorso abbiamo fatto una cavalcata pazzesca ai play-off. In questa stagione abbiamo avuto qualche difficoltà in più, ci aspettavamo una salvezza più tranquilla. Ma qui sto bene, è casa mia. Ho avuto chiamate importanti in estate, ma non ho mai pensato di abbandonare questa città. È tutto per me. È come se fosse il mio Real Madrid. Guardo le grandi bandiere che hanno giocato in Serie A e sogno di diventare come loro", conclude il classe 1996. 

L’attaccamento di Davide a questi colori si misura anche con l'emozione con cui descrive alcuni momenti indimenticabili: un rigore parato al Tenni contro il Treviso, in una vittoria per 1-0, ma anche… un gol segnato. “Era la penultima giornata della stagione scorsa, in una gara molto sentita come quella contro il Mestre. Perdevamo 2-1, serviva un punto per tagliare il traguardo dei play-off. C'è un calcio d’angolo al 96’ e salgo in area per l'ultimo disperato assalto. Segno io. 2-2. È esploso il Rino Mercante. Non ho capito più nulla, ho i brividi solo a ripensarci".

In porta, Davide ha avuto modelli d’eccezione. “Il mio idolo è Buffon, sono cresciuto guardando le sue gesta. Ma ho avuto la fortuna di allenarmi con Julio Cesar e Handanovic quando sono salito in prima squadra all'Inter. In più c'è anche Di Gregorio, oggi alla Juventus. Siamo cresciuti insieme nelle giovanili, sono contentissimo per quello che sta facendo ora".

Non ha rimpianti Davide Costa. “Quegli anni all’Inter me li sono goduti. È stata un’esperienza meravigliosa, che rifarei. Ma oggi sto bene qui. Voglio essere una bandiera. Riportare il Bassano in Serie C per me sarebbe tutto. Questa maglia mi fa sentire felice. È casa".

E in un calcio che cambia volto troppo in fretta, la storia del classe 1996 rappresenta una lezione preziosa. Radici, cuore e grandi sogni. Costa è molto più di un numero uno: è un simbolo di fedeltà, appartenenza e passione autentica tutta in salsa giallorossa.


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